Maria
Rosa Romegialli
08 giugno 2013
In ricordo della Luna
Rincorrendo l’arte “SALVATA” . . . in Tirolo
26 giugno 1939 Tutti i servizi del partito e dello Stato hanno l’ordine
di assistere il dottor Posse nell’adempimento della sua missione.
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Lettera dall’America
Dicembre 1943
Da FRANCIS HENRY TAYLOR – direttore Metropolitan
Museum, New York.
La nomina fatta dal Presidente Roosvelt di una commissione americana
per la protezione e il recupero dei monumenti artistici e storici in Europa
significa l’apertura di un altro fronte.
Dai tempi di Napoleone in poi non s’era visto un saccheggio in massa ed
una distruzione di proprietà artistica quale ha luogo oggi nei paesi occupati.
I nazisti hanno confiscato o “acquistato” con l’espediente di compere fittizie
i più importanti capolavori tanto delle collezioni pubbliche quanto da quelle
private.
Scopo della Commissione americana che funzionerà sotto gli auspici del
Governo ed in intesa con analoghi gruppi che sorgeranno nei vari paesi, sarà di
proteggere e di conservare i cimeli d’arte e le memorie storiche ed artistiche
in Europa: aiuterà inoltre nell’opera di recupero e di restituzione ai
legittimi proprietari di quegli oggetti che sono stati confiscati dalle potenze
dell’Asse o da agenti privati con l’autorità ed il consenso di esse.
Uno scopo immediato è inoltre la stretta collaborazione con quelle
sezioni dell’esercito che possono aiutare lo Stato Maggiore nella scelta di
funzionari di musei, scienziati, librai, archivisti e storici d’arte, di guisa
che compatibilmente con le esigenze militari, le opere di valore culturale
possano essere risparmiate e protette nei paesi occupati dalle forze armate
delle Nazioni Unite. Verranno inoltre compilate, utilizzando tutte le fonti a
disposizione, liste di proprietà trafugate dall’Asse.
Pochi si sono resi conto del profondo senso di responsabilità che ha
ispirato l’esercito americano nell’assumere la protezione dell’eredità
culturale in Europa, malgrado la necessità di bombardare obiettivi e bersagli
militari. Sono state adottate le più grandi misure precauzionali per
salvaguardare e custodire monumenti religiosi e civili, opere d’arte,
biblioteche ed archivi.
Le principali attribuzioni della commissione nazionale verranno invece
esplicate nel periodo dell’armistizio, quando cioè sarà compito di essa di
curare la restituzione degli oggetti saccheggiati dal nemico. Sappiamo che i
nazisti hanno portato via quasi tutte le opere d’arte trasportabili in possesso
di privati. Tale attività è stata svolta sistematicamente da speciali reparti
della Gestapo e delle SS, sotto il comando di JOCHIM VON RIBBENTROP e del
reparto Speciale del Ministero degli esteri tedesco.
Gli storici manoscritti burgundi della Bibliotheque Nazionale, orgoglio
della Francia, sono stati dichiarati “franchi” e perciò provenienti in origine
da territori a levante del Reno. Con questa bella scusa sono stati trasferiti
nella Biblioteca di Stato Prussiana. Le collezioni scientifiche del Musèe de
l’Homme al Trocadero e del Musèe de Saint Germain sono state depredate sulla
base di elenchi preparati da scienziati tedeschi parecchi anni prima della
dichiarazione di guerra: i vari pezzi rimossi sono precisamente quelli che
risultavano mancanti nelle collezioni dei musei del Reich. In tal modo il
patrimonio delle collezioni scientifiche francesi è stato ridotto ad una accozzaglia
di rimasugli sconnessi e privi di significato. Questa razzia della proprietà
pubblica o semi-pubblica è stata compiuta sotto il manto di una finta legalità;
i nazisti però . . .
Le principali collezioni così formate sono quelle del Fuhrer a Berchtesgaten e quelle di Goring
e di Himmler. Come capo della Gestapo Himmler, nelle promozioni
dell’organizzazione da lui diretta, ha tenuto in grande considerazione i
“regali” fatti dai Gauleiter dei territori occupati. Von Ribbentrop ha spedito
in Grecia un intero corpo motorizzato per “arraffare” tutte le antichità ritenute
necessarie per soddisfare ai superiori appetiti intellettuali dell’Herrenvolk.
Da tutte le notizie raccolte risulta purtroppo chiaramente che il
patrimonio artistico d’Europa è stato ridotto a un impoverimento che rasenta la
distruzione completa.
.
Questa
è una storia sconosciuta ma avventurosa, i cui interpreti si muovono sulla
scena italica in veste di “buoni
salvatori delle opere d’arte italiane” ma che in realtà erano i cattivi,
inseguiti da coloro che sembravano i cattivi ma che in realtà erano i veri
salvatori, non per niente erano chiamati “i
salva venere”. . . In
quei momenti terribili c’era molta confusione, c’era stato lo sbarco in Sicilia
e la propaganda nazista aveva fatto credere a tutti gli ingenui italiani che “I barbari yankee avrebbero profanato e
distrutto il nostro immenso patrimonio d’arte racchiuso nelle nostre antiche
chiese, nei numerosi e importanti musei, nelle biblioteche, vere culle della
nostra civiltà”.
Poi
l’amicizia tra i due statisti fece
nascere nella mente di Hitler l’idea che “un’organizzazione
tedesca per il recupero delle opere d’arte italiane asportate nel periodo
napoleonico e non ancora restituite dalla Francia, poteva essere sfruttata in
cambio . . . di una minore “rigidità” nell’applicazione delle leggi per
l’esportazione delle opere oltralpe . . “
In
Italia Hitler era arrivato, per la visita a Roma e a Firenze, con un seguito di
consiglieri e di esperti d’arte come Karl Haberstock e il fotografo Hoffmann
che, per suo ordine, iniziarono ad avere una girandola di contatti diretti e di
amicizie con galleristi, e professori di storia dell’arte, molto redditizia per
Hitler ma, soprattutto, per loro stessi
che furono ricompensati con doni d’arte magnifici e importanti . . .
C’erano
così doni di pregevole fattura antica e artistica anche per gli autisti e le
segretarie del seguito, . . le fatture arrivavano poi alla cancelleria e
venivano onorate da Hans Lammers.
Infatti
fin dal 1937 una “Commissione” del governo tedesco era giunta in Italia con la
volontà di far incetta, in virtù dell’alleanza stretta dei due stati, dei
nostri capolavori, iniziando nel contempo contatti con i maggiori proprietari
di importanti collezioni private, specialmente a Roma, Firenze, Milano,
Venezia. Il
duce e Galeazzo Ciano esaudirono così le sempre più pressanti richieste
tedesche, spesso scavalcando lo stesso Bottai, allora ministro dell’Educazione
Nazionale, come nel caso della scultura attribuita a Mirone e venduta a Hitler
il 18 maggio 1939.
Ordine
del Feldmareschall KEITEL riguardo la confisca di beni culturali – 17 settembre
1940
“Si ordina al Reichsleiter Rosenberg di
perquisire fabbricati, biblioteche e archivi in cerca di materiale prezioso per
la Germania e di custodire quest’ultimo tramite la Gestapo”.
F.to Hermann GORING
Così scriveva ROSENBERG a Hitler 16
aprile 1943
Inviandogli
fotografie d’arte.
Le operazioni di esproprio continuano,
nuovi cataloghi, attualmente ancora in preparazione, li porterò io
personalmente nella mia prossima udienza.
Spero che sfogliare questo album con le
meraviglie dell’arte mondiale le illumini con un raggio di bellezza e gioia la
sua onoratissima vita.
Heil,
mio Fuhrer
ROSENBERG
Il
vero primo saccheggio risale al 640 a.C. quando il re assiro Assurbanipal, per
i posteri, descrisse le sue ruberie sulle antiche colonne di Ninive,
Nabuccodonosor saccheggiò Gerusalemme per poi incendiarla.
I
romani, più intelligenti, basarono sempre la loro opulenta economia quasi
esclusivamente sulle rapine e sui saccheggi dei territori appena conquistati.
Nella
Quarta crociata una marmaglia di veneziani con il loro doge Dandolo saccheggiò
la vicina Zara . . . arriviamo così a quel
ladro d’annata che fu Napoleone Buonaparte . . . in Italia saccheggiò, ricattando, lo stato Pontificio di 100
quadri, nel 1797 rubò i “cavalli di S.
Marco” a Venezia, già rubati a loro volta da Bisanzio dai veneziani . . .
100% collezioni antiche
78% pitture
polacche
75% arti
applicate
58% pitture
straniere
Gli ufficiali tedeschi, poi, per
telefono avevano ricevuto l’elenco delle opere da asportare, direttamente
dall’Ufficiale più alto in grado delle SS a Firenze, METZER, che a sua volta,
aveva richiesto l’informazione al sovrintendente POGGI, “affinché si potessero
salvare i preziosi tesori fiorentini”.
Ma Poggi non voleva che le SS del
Kunstschutz le portassero al Nord, ma Metzer replicò che anche il ministro
PAVOLINI, già a Firenze da due giorni, era d’accordo, “per la sicurezza delle
opere stesse che sarebbero potute cadere in mano alleata e poi partire per
l’America”.
Metzer non convinse Poggi che si rivolse
direttamente al capo del Kunstschutz in Italia, col. Langsdorff, ma questi
riferì che le opere di Montagnana era già state “rimosse” il 3 luglio ed erano
state portate in un luogo chiamato MARANO a 20 Km. a Sud di Modena.
Furono perciò truppe tedesche del
Kunstschutz che caricano le tele: la villa fu lasciata in condizioni di totale
distruzione, solo in una piccola stanza la contessa Bossi Pucci aveva murato
alcune piccole tele che non furono trovate.
Botticelli |
Minerva e il centauro |
F. Lippi |
Adorazione |
f.lli Pollaiolo |
Intera serie delle “virtù” |
Signorelli |
La crocifissione |
Bronzino |
La sepoltura |
Caravaggio |
La pietà |
Pollaiolo |
Bacco |
Tintoretto |
Venere e Vulcano |
Rembrandt |
ritratto |
Lorenzetti |
Madonna |
Informò
che i tedeschi stavano facendo pressione su di lui affinché le tele venissero
spostate perché “sarebbero
probabilmente state sotto il fuoco alleato, ormai molto vicino . . .”
Così alla fine le tele vennero imballare
frettolosamente e non in modo sufficiente per salvarle dagli scossoni dei
camion sui quali erano state caricate.
Allora il giorno dopo il cav. CONTI
raggiunse Firenze per informare Poggi delle rimozioni e che aveva visto anche due tele di Cranach “Adamo” ed “Eva”
caricate invece su un’ambulanza fatta arrivare in villa. Lì erano stati caricati i due quadri,
riparati dentro due materassi, presi a prestito.
Quel giorno e fino al 26 radio
“AXIS”
continuò a consigliare agli alleati di non bombardare la zona
poiché lì vi erano state portate numerose opere
d’arte di Firenze . . . il 26 lo stesso ufficiale tedesco
rilasciò una ricevuta
per il prelevamento al consegnatario, signor Aldo de Luca: ma era
semplicemente una lista senza data, e
vi era scritto che l’azione era stata fatta su ordine di
Kesserling e con
l’approvazione del Vaticano.
Le rimozioni avvennero in due tempi, il
primo carico con Von RATH, ufficiale tedesco in sostituzione del gen.
Langsdorff, mentre il secondo carico avvenne con l’ufficiale WALDROWITZ.
58
casse scomparse tra cui |
Donatello |
S.
Giorgio |
|
Donatello |
David |
|
Michelangelo |
Bacco |
|
Verrocchio |
Madonna
con bambino |
e numerosi pezzi di terracotta
“invetriate” di Luca della Robbia.
I tedeschi approfittarono dell’assenza
del consegnatario, mentre sua moglie signora Tallini venne rinchiusa in uno
sgabuzzino.
Le fu riferito che era un
ordine personale di Himmler.
Allora quella stessa sera, il 22 agosto
1944, alle ore 20 entrarono, come agenti della Gestapo, per “eseguire una
requisizione di armi“.
Invece ordinarono ad alcune guardie
municipali, che tenevano sottotiro, di caricare numerosi camion già posteggiati
vicino al castello, a mezzanotte lasciarono il castello, sparando sulla
popolazione, mentre, passando in paese, attivarono le numerose mine predisposte
precedentemente e che ne fecero una scena terribile e dantesca.
Furono
rimossi: Botticelli, Raffaello (testa di medusa), Rubens (donna velata),
Velasquez (ritratto di Filippo II), Duerer, Brughel.
SCOMPARVE
per sempre “la testa di Fauno” l’opera che Michelangelo, aveva scolpito a 15
anni.
In
totale si accertò la scomparsa di oltre 600 opere d’arte, per la maggior parte
quadri famosi in tutto il mondo come:
Raffaello |
Donna
velata |
|
Botticelli |
Minerva
e il centauro |
|
F.
Lippi |
L’adorazione
dei magi |
|
Bronzino |
Deposizione |
|
Durer |
Calvario |
|
Rembrandt |
ritratto |
|
Donatello |
S.
Giorgio |
statua |
Michelangelo |
Bacco |
statua |
Una villa che esisteva dal XIV sec. con
parco all’inglese e piante esotiche, la celebre vasca chiamata “Fonte dei tre
visi”, una piccola cappella e che ne fecero sempre un centro architettonico
storico e artistico famoso in tutto il mondo . . .
Ma nel 1944 la villa venne minata, sui
muri comparvero le scritte “Attenzione, bomba!” materassi e lenzuola furono
gettati nella vasca, tappeti tagliuzzati
e decine di porcellane ridotte in pezzi!
La
foto mostra i soldati tedeschi mentre trasportano in Alto Adige il dipinto di
Botticelli raffigurante Pallade e il Centauro degli Uffizi. Durante la guerra, per
proteggerle dai bombardamenti, le opere dei musei italiani erano state ricoverate
in depositi nella campagna. Il 3 luglio 1944 il Kunstschutz fece evacuare il
deposito della villa Bossi Pucci a Montagnana vicino a Montespertoli (Firenze)
dove si trovavano 260 dipinti della Galleria degli Uffizi e di Pitti. Con
grande pericolo, a causa dei bombardamenti alleati contro i convogli militari
tedeschi, i capolavori furono portati a Marano sul Panaro presso Modena. Poi,
agli inizi di agosto, le pitture partirono per l'Alto Adige, territorio annesso
al Reich, e furono depositate nel tribunale di San Leonardo di Passiria.
Siviero organizzò un servizio di osservazione lungo le strade che consentì di
far sapere ai comandi alleati dove, come e quando le opere erano trasportate.
Ciò contribuì al trasporto incolume dei dipinti e permise, dopo la fine della
guerra, di ritrovare facilmente più di 600 capolavori dei musei fiorentini, che
gli alleati restituirono alla città il 22 luglio 1945.
“La nazione del popolo” quotidiano lunedì
14 maggio 1945
I due depositi sono presso una ex caserma a S. Leonardo di Passiria e
nel castello Neumelans a Campo Tures. Il CNL di Merano aveva provveduto a
far sorvegliare segretamente i due nascondigli e teneva pronti gruppi di
patrioti incaricati di intervenire decisamente nel caso che i tesori artistici
fiorentini dovessero essere ulteriormente rimossi.”
Rinvenuti 262 opere a S.
LEONARDO, tra gli altri . . .
Un
grande paesaggio di Rubens deteriorato
“
Minerva e il Centauro” di BOTTICELLI
“S.
Giovannino” di RAFFAELLO, poi dipinti di TIZIANO, van Dick
Filippo
LIPPI, Luca SIGNORELLI, Dosso DOSSI, BRONZINO,
nonché
la serie delle “Virtù” del POLLAIOLO
le
sculture “Bacco” di MICHELANGELO
Il
“San Giorgio di DONATELLO,
La
“Venere” dei Medici
le
terracotte DELLA ROBBIA,
tutte
le sculture classiche del museo di Firenze, poi anche
bronzi
e marmi di rinomanza internazionale
3
gruppi d’arte, 4 casse di quadri tra cui
“Medusa”
di CARAVAGGIO ed altri 41 QUADRI SCIOLTI della
RACCOLTA
PRIVATA dei CONTINI-BONACCOSSI, tra cui il primo
Studio
del Tintoretto.
Numerose altre
opere d’arte di varia provenienza, come da BOLOGNA e SIENA: risultano PERSE 29 tele di primaria
importanza fra cui “Ercole e Anteo” del POLLAIOLO e 5 affreschi di S. Maria
Novella.