UN
SILENZIO COLPEVOLE della storia
Torneranno in Italia circa 4.000
e solo 980 ebrei
sopravissuti ai campi nazisti, ma lo Stato italiano non fu capace di
far fronte
al caos post bellico, ci fu disinteresse generale al rientro dei propri ex
deportati e un colpevole rigetto per un
passato ritenuto vergognoso.
“Traumatizzante
era
il ricordo di Augusta del
viaggio sul carro bestiame, dopo il rastrellamento
dell’inverno del 1943: nel
vagone c’erano tanti prigionieri, 2
bambini piccoli con i genitori milanesi giovanissimi. C’erano
anche due
anziani, ammalati e febbricitanti. Al quarto giorno fu aperto il
portellone e
nel paesaggio invernale e nevoso si vide uno stagno gelato. Alcuni
compagni
scesero e con dei rami ruppero la superfice dell’acqua e con
un secchio d’acqua
si cercò di pulire il vagone . . . triste scena di
normale prigionia.
Nei
lager gli italiani erano giunti per ultimi e qui furono
collocati fra gli aultimi anche nelle gerarchie dei campi, furono
isolati e
osteggiati per il loro agire di voltagabbana, dovettero
perciò lottare
con questi stessi compagni di
sventura per far capire loro il comune odio per le dittature.
Alla
liberazione gli italiani furono anche
gli ultimi a ripartire per ritornare
in Italia, la Croce Rossa stessa li elencò come ultima
necessità di invio per
cui dovranno passare ancora dei lunghi periodi di semiprigionia che
spesso
assumerà il carattere di abbandono
totale delle istituzionisi
e un
presagio triste per il futuro.
. .
Toccherà
a Giancarlo Pajetta leggere dai microfoni della EIAR un primo
sommario elenco dei prigionieri ritornati
in Patria, ma la
sua comunicazione non ebbe alcun
seguito.
Giancarlo
Pajetta era felice perché tra i vivi dei campi ritornava suo fratello Giuliano,
ridotto in pessima
salute dalla prigionia nella fortezza
austriaca di Mauthausen.
I
sopravissuti trovarono le cure sperate, ma
l’accoglienza alle donne
reduci dai campi nazisti fu sempre velata da dubbi e da odiose
malignità, anche
da aperte ostilità:
esse
verranno additate sempre come
“fiancheggiatrici” dei desideri delle SS. Ma
ai reduci, la cecità
psicologica del popolo italiano riserverà un ulteriore e
drammatico trauma, in
quanto presenze
non gradite perché non avevano
agito,
non avevano combattuto,
non avevano
preso le armi contro il nemico”