Incontro con le sorelle ed i fratelli

         Piero                     Sergio             Maria Rosa                  Rita

A 11 anni capii di essere stata adottata. Ero stata accolta da genitori buoni e affettuosi già a 2 mesi e sono cresciuta in una famiglia serena. Solo alla loro morte mi sentii in dovere di ricercare la mia vera famiglia pur avendo solamente in mano un solo documento inconfutabile, il mio estratto di nascita scritto in tedesco e tradotto in italiano..
Pensai a lungo su ciò che stavo per intraprendere e se ciò poteva essere una cosa giusta, ma la curiosità di vedere il volto della  mia vera mamma fu uno stimolo molto forte.
Fu una ricerca difficilissima e per un anno cercai disperatamente di trovare nuovi documenti sulla deportazione di Augusta. Finalmente trovai il coraggio di presentarmi a Sergio, il figlio secondogenito di Augusta e che ancora viveva a Morbegno. Mi presentai a lui come ricercatrice storica che stava svolgendo uno studio sulle donne della resistenza, ei subito mio fratello mi parlò a cuore aperto della tragica storia della famiglia. Soprattutto mi colpì la cattiveria che tutti avevano usato verso i piccolissimi  figli di Augusta  rimasti senza madre per due anni, chiusi in un orfanotrofio e maltrattati anche dalle suore. Ci vollero  ancora due anni prima che  potessi incontrare tutti gli altri figli di Augusta, tutti miei fratelli.
Con Rita, preside di un liceo e professoressa di storia, l’intesa fu immediata e fu proprio grazie a questa comprensione che un giorno le svelai di essere sua sorella. Sconvolta ma felice decise di presentarmi a tutti gli altri fratelli, ma passò ancora molto tempo…...
Fui veramente felice quando tutte noi sorelle potemmo incontrarci con il nostro fratello maggiore, Pierino che era stato testimone, ancora bambino di 9 anni, dell’attività rischiosa e disinteressata  di  Augusta nel guidare i prigionieri alleati in Svizzera. Aveva vissuto drammaticamente l’assenza materna e al suo ritorno  dalla prigionia ne raccolse  le confidenze più tragiche.
Augusta, tornata al paese,  aveva sperato di ritrovarsi fra i suoi figli, ma altri glielo impedirono.
Proprio per realizzare questo suo sogno , ben 52 anni dopo ,  io e le mie sorelle decidemmo di ritrovarci tutti insieme e in quell’occasione mi presentai a mio fratello come sua sorella Maria Rosa, la neonata di cui lui aveva avuto notizia.
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Questo per voi tutti è un giorno particolarmente lieto perché vi ritrovate fra di voi i dopo moltissimi anni di lontananza. Sono riuscita a ricostruire la storia della tua cara mamma Augusta durante la sua prigionia. Tu sai che in Austria essa ha partorita una bambina, il cui nome è Maria Rosa, ma avendo trovato infinite difficoltà a far accettare quella neonata in famiglia, la diede in adozione. Ora guardami e tu vedrai davanti a te tua sorella Maria Rosa… forse riaprirò dolorose ferite, ma mamma Augusta voleva vederci riuniti tutti insieme…  La nostra mamma,  in nome della libertà e contro le rigide convenzioni sociali,  allora ebbe il coraggio di infrangere  le regole, conservò la fede, combatté per amore”.  Era il novembre del 1996.

Molto tempo dopo  mi raggiunse una lettera di mio fratello maggiore, Pierino, uno dei due depositari della verità sulla storia  di mamma Augusta. Fu quasi un testamento spirituale ” Maria Rosa, l’unica persona alla quale ho rilasciato la verità sulla tragica storia della nostra famiglia. Una verità sempre taciuta ma sempre saputa da tutti. Il ricordo di quegli avvenimenti mi sconvolgono ancora oggi, mi obbligarono a un silenzio di oltre 50 anni… Maria Rosa è la sola persona alla quale io ho aperto il mio cuore
Pochi mesi dopo i miei due fratelli,  raggiunsero in serenità mamma Augusta.

Per rendere omaggio a questa mamma coraggiosa, incomincia a pensare come rendere pubblica questa storia unica ed eccezionale. Dovevo raccontare delle sofferenze della guerra, i sacrifici, i rischi, e poi la deportazione, la violenza subita, la perplessità di accorgersi di una vita che stava crescendo dentro il suo corpo, l’accettazione di quel figlio
Mi appoggia dapprima proprio a una testata giornalistica valtellinese,
LA PROVINCIA DI SONDRIO, che diede ampio spazio ad un mio pezzo che suscitò molto interesse con il racconto  dell’incontro con i miei  fratelli: il direttore e la redazione ricevettero numerosi scritti e tante telefonate per avere maggiori notizie sulla storia…per questo decisi di scrivere un pezzo anche per il quotidiano nazionale più venduto (CORRIERE  DELLA SERA), cui fecero seguito interviste per un quotidiano in lingua tedesca di Zurigo (TAGES ANZEIGER venduto anche in Germania) e per il famoso mensile austriaco  “PROFIL” su cui scriveva spesso anche Simon Wiesenthal. Anzi, proprio da lui fui contattata….
Poi ci furono delle presenze in televisione…in quei giorni aveva avuto inizio la guerra nei Balcani e improvvisamente quelle  immagini mi portarono una  grande angoscia come se avessero risvegliato in me  sensazioni fisiche provate nel mio lontano passato.
Poi ci fu un pezzo, bellissimo e commovente, del giornalista televisivo Paolo Pardini
" Maria Rosa nasce a Mauthausenm, ma soprattutto sopravvive a Mauthausen, un miracolo!
Ritengo che in quella breve frase, ci sia stata tutta la mia storia.
Fu proprio il giornalista televisivo  dott. Pardini che mi consigliò  di portare la mia testimonianza ai giovani che in quel periodo erano di fronte alla realtà tragica di una feroce pulizia etnica nell’ex stato della Juguslavia, correvano veloci le immagini sulla città di Sebrenica, i suoi abitanti incolonnati verso l’aereoporto, fermi sotto il sole, con i militari tutt’intorno,… le donne violentate, gli uomini portati lontani e mai più tornati…..
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Ho seguito il prezioso consiglio di Paolo Pardini ed ho iniziato a portare la mia testimonianza nelle scuole.
Anche all’università, di Brescia,  facoltà di medicina-ostetricia, si sono  interessati a  questa storia, pubblicando una tesi di laureala. La neo  dottoressa è divenuta presto una mia figlioccia.

" Durante questi ultima anni ho avuto, dovunque andassi, grandi segni di solidarietà e di affetto. Tutti sono sbalorditi nel sentire il mio racconto, mi dimostrano sempre tanta simpatia, io sorrido loro e sono felice perché, accanto a me, sempre, vedo sorridere anche mia madre Augusta ”.