Sinigo

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L’atomica, il Nazismo e gli Italiani

La scuola scientifica tedesca, nel secolo scorso con i suoi 25 premi Nobel per la fisica e la chimica, era in netto vantaggio nelle ricerche nucleari rispetto alle altre nazioni, e rappresentò uno dei maggiori punti di riferimento nel panorama scientifico internazionale di allora.
Scienziati di spicco, rimasti in Germania perché ariani, furono WERNER HEISENBERG e OTTO HAHN.
Molti altri scienziati ebrei si rifugiarono all’estero quando salì al potere Hitler. Ma in patria lo stesso Heisenberg ebbe una campagna diffamatoria, come “spirito dello spirito di Einstain” e di essere “un ebreo bianco” e come tale avrebbe dovuto scomparire nel nulla.
Fu arrestato dalla Gestapo ma fu presto liberato.
Il 9 dicembre del 1925 in Germania era stato costruito un castello chimico di vasta importanza, formato dalle industrie BASF, BAYER, HOECHST, e altre compagnie minori farmaceutiche.
Tutte queste, con il nome I.G. FARBEN e per un’ ”associazione di interessi comuni” appoggiarono l’ascesa di Hitler al potere con 400.000 marchi ed essa divenne la più importante in Europa.
Negli anni 30 in Romania si trovavano immensi campi petroliferi con una produzione annua di 3 milioni di tonnellate di greggio, nel 1939 essa preferiva esportare solamente in Germania la propria produzione. Poco dopo furono espulsi dai campi petroliferi alcuni tecnici inglesi ed americani.
Nel 1941 nell’area dei campi petroliferi rumeni  arrivarono operatori della contraerea, altamente specializzati alla difesa di obbiettivi primari con mitragliatrici, ultimo modello e rapidissime, da 20mm.
Con l’avanzare dell’esercito tedesco ad oriente, sistematicamente la I.G. Farben si impadroniva delle industrie chimiche di quel territorio.
Responsabile della Farben era Carl BOSCH che prese in mano subito lo sviluppo del processo Bergius per ricavare la benzina sintetica.
Carl KRAUCH fu responsabile generale della produzione chimica per il 3° Reich, Heinrich BUETEFISCH fu invece a capo della 1° sezione benzina sintetica a Buna, Auschwitz ( mentre Fritz ter Meer era a capo della seconda sezione).
Costoro esigevano un lavoro estenuante dagli operai, in caso contrario erano favorevoli a punire energicamente la manodopera impiegata.
Nel frattempo in Germania OTTO HAHN aveva individuato la prima fissione nucleare e fu quindi fondato a Berlino il prestigioso istituto scientifico Kaiser Wilheim Inst.
Lontano, in Cecoslovacchia a JOACHIMSTHAL la Germania controllava il più grande giacimento di uranio.

Oltre all’uranio cecoslovacco la Germania nazista si impossessò in seguito dell’uranio delle miniere del Congo belga, a Parigi confischerà il laboratorio dove alcuni scienziati, con numerosi bidoni di acqua pesante, stavano costruendo un ciclotrone, infine l’esercito tedesco occuperà l’unico stabilimento europeo di acqua pesante in Norvegia, a
Vermork.

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Otto Hahn, lo scoprutore della fissione nucleare
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Fermi e Heisemberg a Como
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Kaiser Wilhelm institut
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Le firme sul disegno della pila
 

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La pila Atomica

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Fabbrica di Rjukan
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Gruppo dei sabotatori
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L'unità di riqualificazione per l'acqua pesante distrutta, è oggi esposta nel Museo Industrial Workers a Vemork
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Gli stabilimenti di Rjukan sono stati pesantemente bombardati nell'autunno del 1943.  Il danno era esteso.
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Nel 1990, i sabotatori dell'acqua pesante si sono incontrati di nuovo a Rjukan e hanno seguito lo stesso persorso dalla montagna all'impianto Vermork.

Storia della fabbrica norvegese di acqua pesante.

Nel 1911 ha inizio la lunga storia di questa fabbrica, quando la soc. elettrica NORSK HYDRO iniziò a sfruttare l’acqua del fiordo di Vestif.
La fabbrica di Vermork ricavava l’acqua pesante dai fertilizzanti, ma come produzione secondaria.
Nel 1939 la Germania incominciò a ordinarne grandi quantità, arrestando nel frattempo il suo direttore, così la gestione passò alla I.G. Farben con una produzione da 1 tonnellata l’anno.
Un giorno, un blitz di partigiani francesi portò via, sotto la sorveglianza di SS tedesche, l’intero stock di D20 ( 26 bidoni da 5 litro ognuno ) per utilizzarli nei laboratori parigini nel proprio ciclotrone.
Fu decisa perciò la requisizione ufficiale della fabbrica, alcuni tecnici tedeschi cercarono di aumentare ancora la produzione a 100 kg. giornalieri, facendo lavorare i norvegesi 24 ore su 24.
Nel 1941 arrivò sulla scrivania del direttore della commissione per l’Uranio americana, Lyman Briggs, un messaggio segreto portato da un fisico ebreo fuggito dalla Germania
, Fritz  REICHE

“Ti può interessare la notizia che un gran numero di fisici tedeschi è molto impegnato sul problema della bomba atomica all’uranio sotto la direzione di Heisenberg”.

Quasi contemporaneamente Otto HAHN comunica la notizia della fissione nucleare alla sua assistente ebrea, dott.sa LISE MEITNER che fuggendo in Svezia per le persecuzioni, si portò così tutta la documentazione. La scienziata austriaca comunicò la scoperta a BOHR che stava partendo per gli Stati Uniti, dove avrebbe dovuto incontrarsi con Einstein. La conferma della teoria della relatività era stata  confermata, per scrupolo morale poi, quest’ ultimo ne informò il Presidente americano che sarebbe potuta arrivare una bomba atomica a funestare il mondo per mano di Hitler.
Lo stesso BOHR, prima di arrivare in America, si era  incontrato misteriosamente a Copenhagen con Heisenberg, che tra mille rischi gli comunicò gli ultimi sviluppi degli studi nucleari in Germania.

Così gli Stati Uniti nel 1942 furono già informati degli studi sulla  bomba atomica.
1942 continua la storia della fabbrica norvegese – Telemark – Norvegia

Il 18 ottobre una missione speciale anglo-norvegese, in codice GROUSE (brontolio) fu paracadutata sul pianoro del monte Hardanger per un’esplorazione della zona e una prima raccolta dati sulla fabbrica.
Partigiani norvegesi avevano inviato a Londra alcune interessanti fotografie dell’interno della fabbrica, specialmente del reparto distillazione acqua pesante, scattate di nascosto dall’ingegnere JOMAR BRUN.
Nella  prima missione operativa, in codice
FLESHMAN preparato dallo spionaggio inglese ( SOE) 1° divisione, gli alianti e parte dell’equipaggio perirono sulle montagne innevate. Coloro che si salvarono furono presi e torturati e poi portati in Germania

Berlino aprile

Scomparve dal progetto nucleare atomico tedesco lo studio della bomba all’uranio perché gli scienziati, sebbene fossero stati finanziati con ingenti fondi, fecero credere ai gerarchi, in primis Speer, di essere ancora in una fase preliminare degli studi.
Così quello stesso anno furono gli americani che intensificarono la ricerca con il progetto MANHATTAN (in origine fu chiamato progetto URANIO).
Vanevar BUSH
fondò un comitato scientifico (OSRD) che fece investire al governo enormi spese per scopi militari, lo stesso comitato sorvegliava la segretezza più assoluta degli studi.
Alle ore 8,30 del 2 dicembre 1942 avvenne la prima reazione a catena sulla pila atomica di Fermi,
in seguito furono trovati dei siti dove furono costruiti i laboratori e gli impianti sperimentali, Oak Ridge (Tennesee) Los Alamos (Nuovo Messico) Hanford (stato di Washington).

Ryukan – Norvegia 28 febbraio 1943 missione speciale GUNNERSIDE

Testimonianza agente inglese KNUT HAUKELID.

"I partigiani norvegesi erano in una casa solitaria in attesa di istruzioni. Lontano si scorgeva  la fabbrica di Ryukan nascosta in fondo a una gola, poco lontano sorgeva il paese.
La nostra squadra di sabotatori sciò con i norvegesi  fin sotto la montagna, poi iniziammo a salire, aiutandoci con corde ficcate nella roccia  con moschettoni. Silenziosamente guadagnammo l’entrata principale e dopo aver  fatto passare le sentinelle, installammo le micce esplosive. Suonò l’allarme, molte sentinelle si portarono sul ponte in ferro che collegava la fabbrica al paese e incominciarono a sparare all’impazzata.
Esattamente 3 minuti dopo ci fu l’esplosione che fece perdere alla fabbrica 500 kg. di acqua pesante. La fabbrica, comunque dopo qualche giorno riprese la produzione”

Ryukan 16 novembre 1943

Testimonianza del generale in pensione Marshall B. SCORE.

I servizi segreti ci informarono che la produzione era ripresa e così decidemmo un attacco aereo.  Con aerei  B-17 e B 24 fu bombardata la fabbrica dal 5 gruppo inglese, che solo al quarto passaggio fu centrata. Purtroppo vi furono 64 civili che persero la vita, gravi invece furono i  danni alla produzione, e questo fece decidere i tedeschi a trasportare in Germania la rimanenza dell’acqua pesante (Sono solamente 8 i sopravvissuti di quella missione.

Improvvisamente in questa storia, quasi  fantascientifica, appare un ingegnere dello stabilimento di azoto di Merano Sinigo. Il documento ha rivisto la luce oltre 60 anni dopo i fatti, è stato trovato negli archivi di Monaco.

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E’ un documento sotto la dicitura SEGRETO, la provenienza è dalla fabbrica di benzina sintetica di Leuna (datato 22 novembre 1943) e qui era stato convocato urgentemente l’ing. ORSONI per consultazioni segrete. E’ infatti un verbale di visita, in previsione di un attacco alleato finale alla fabbrica norvegese.

Documento integrale tedesco n. 11 con traduzione

Ryukan – Norvegia 20 febbraio 1944 pontile traghetto Hydro

Testimonianza partigiano norvegese Hans Storhaug.

I nazisti caricarono i vagoni sul traghetto HYDRO, vi era una grande scorta lungo la strada dalla fabbrica all’imbarcadero con numerosi cannoncini puntati verso il fiordo. Riuscimmo a piazzare le cariche sui vagoni e tutto saltò in aria dopo 5 minuti, quando l’imbarcazione era al centro del fiordo. 14 compagni perderanno la vita con  molti dei viaggiatori del traghetto. Uno di noi si avvicinò con una barca per tirare a bordo alcuni bambini e li portò sulla riva, insieme ad altri passeggeri, ma i tedeschi sbucarono all’improvviso e presero tutti prigionieri. Nessuno tornerà dal campo di Bergen Belsen.
Ho saputo in seguito che non ci fu nessun pagamento alla NORSK HYDRO per i danneggiamenti e la perdita di acqua pesante.”

Furono trovate da agenti infiltrati, mappe e liste di fabbriche di petrolio, di metanolo, di azoto e di gomma sintetica che furono studiate nei dettagli. Queste industrie collaboravano alla produzione di esplosivi, di aerei da caccia, di munizioni, di benzina per gli automezzi.
Inizialmente gli attacchi non ebbero successo, ma dal 1943, essendo anche stati fatti saltare dai sovietici gli impianti petroliferi di
Poesti in Romania, (5 aprile 1944 poi il 6 giugno, il 10, il 23) gli attacchi furono sempre più numerosi e disastrosi per la Germania.
Lo sviluppo degli studi atomici fu ripreso nel 1943 nelle fabbriche e effettuato principalmente nelle fabbriche di OPPAU a tre chilometri dal primo stabilimento sperimentale di LUDWIGSHAFEN e a LEUNA.  Ambedue occupavano migliaia e migliaia di lavoratori stranieri. Una gran parte di costoro erano stati “FORZATAMENTE” arruolati dalla Francia, dall’Italia, ma principalmente dalla Russia e dalla Polonia.  A Leuna Merseburg e a Oppau Ludwigshafen vi lavorarono, mediamente, circa 20/35.000 operai.
Le due fabbriche gemelle di ammoniaca e di metanolo erano in mano alla I.G. Farben.

Leuna si trovava vicino al fiume Saale, ed era uno stabilimento dalle caratteristiche 13 ciminiere, si estendeva su 757 ettari. Aveva 65 generatori di gas e numerosi e giganteschi serbatoi di ammoniaca.
La grande fabbrica era una città pulsante e laboriosa, vi si alternavano 33.000 persone, di cui 10.000 erano “stranieri “coatti”, 2.300 erano donne tedesche. Nelle immense e numerose officine lavoravano 4.100 operai, di cui 815 donne. Vi erano due palazzine adibite a laboratorio, qui lavoravano 400 tra chimici e ingegneri.

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Prima del bombardamento
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i danni arrecati a Leuna
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Missione su Leuna

La produzione mensile nel 1943 era.
21.000 tonn. di azoto (32% del fabbisogno tedesco)
14.900 tonn. di metanolo (72% del fabbisogno tedesco)
Fu qui che fu portato un giorno l’ingegnere responsabile del reparto elettrolisi di Merano Sinigo.

Era stato accompagnato in fabbrica e poi nei laboratori.

Alla fine tutti si erano chiusi in una sala con presente solo un dattilografo. L’argomento era segreto, lo scopo era “esaminare se l’elettrolisi di azoto della Montecatini a MERANO fosse  tecnicamente idonea per ricavarne circa 0,8 – 1 Jato di acqua pesante in soluzione dell’1%, e quali lavori di ristrutturazione portare allo stesso stabilimento per lo scopo prefissato.”
La riunione fu lunga ed estenuante, le ipotesi di potenziamento della fabbrica furono numerose e questo fece capire all’ingegnere italiano che il suo stabilimento era diventato indispensabile alla vittoria dei tedeschi. Comprese anche il valore della produzione dell’acqua pesante, si preoccupò quando comprese che per “ragioni politiche” si sarebbe dovuto spostare la produzione in Alto Adige.
Questo era il progetto del dott. Fritz ter MEER, presente quella notte, che era il plenipotenziario del ministero del 3 Reich per gli armamenti per l’Italia. Inoltre appoggiavano il progetto il dott. BUTEFISCH, direttore della Buna di Auschwitz (l’ingegnere italiano  sapeva allora solo di una zona industriale in Polonia).

Leuna era la più grande fabbrica di benzina sintetica, produceva anche nitrati sintetici per gli esplosivi: era protetta da uno schermo speciale di fumo e difesa dalla contraerea più potente in Europa. Infatti per gli alleati era questa l’obiettivo primario e decisivo per le sorti stesse della guerra in quanto si doveva privare l’economia tedesca della produzione degli armamenti. Per gli equipaggi le missioni sopra Leuna rimasero le più pericolose e le più difficili.

Le missioni su LEUNA furono 6.552, con 22 attacchi, portati 20 dalla Air Force e 2 dalla RAF, e ognuna di 24 ore, su due turni.
Sganciate 18.328 tonn. di bombe

Gli operai dicevano: “oggi abbiamo finito di ricostruire la fabbrica e domani le bombe colpiranno ancora e poi ancora…”
Il primo attacco su Leuna avvenne nella notte tra il 12 e il 13 maggio del 1944, alcuni agenti infiltrati seppero da ufficiali tedeschi che centinaia di uomini avevano riparato i danni in 10 giorni.
Fu nuovamente colpita il 28 maggio e il 7 luglio, ma già dopo due giorni la produzione era al 53%. Un altro attacco fu portato il 20 luglio, la produzione fermata solo tre giorni ma scesa al 35%.
Altri bombardamenti il 28 e 29 luglio, il 24 agosto, l’11, il 13 e il 28 settembre.
Con un nuovo bombardamento al 2 novembre la produzione scese ancora al 28%. Subì altri attacchi in dicembre e la produzione fu al 15%, percentuale che mantenne fino alla fine della guerra.

Albert SPEER, in una lettera a Hitler scriveva:

“il nemico è riuscito a fermare il 90% della nostra produzione di combustibile. Soltanto con un repentino ripristino della produzione al tonnellaggio del 1943, potremmo riguadagnare efficienza nel portare avanti questa guerra”

Fu nominato il generale Edmund GEILENBERG responsabile per le ricostruzioni che uso 350.000 uomini per le riparazioni nelle fabbriche bombardate e per costruirne delle nuove in sotterranea.

A Leuna (Meseburg) vi era il laboratorio del prof. Karl Hermann GEIB.

Il professore nel 1945 fu portato in Russia con altri scienziati, con un contratto decennale, che dava loro la possibilità di proseguire gli studi sulla fissione nucleare e sulla creazione di nuovi progetti aeronautici avveniristici.
Fece una vita infelice, perciò chiese asilo politico in Canada, sotto la falsa identità di prof. E. W. STEACIE, ma fu rintracciato dagli agenti sovietici e scomparve.

E’ stato trovato un altro documento segregato di Leuna in cui si conferma la decisione di non più continuare la produzione SH 200 in Norvegia. Si considera opportuno servirsi di altre centrali di elettrolisi.
Il documento è firmato anche dal dott. GEIB.

A
Oppau, fabbrica gemella di Leuna, nei laboratori lavoravano 20 chimici con 60 aiutanti.
Il personale, per la maggior parte tedesco, veniva assunto direttamente dalla I.G. Farben. Tutti gli altri erano prigionieri di guerra italiani, francesi, polacchi e russi. Questi furono registrati dal 1942 come “operai orientali”.
Per le chiamate al fronte del personale tedesco, un terzo della manodopera di Oppau fu, nel 1943 e 1944, di lavoratori civili stranieri.
Le assunzioni in questa fabbrica non faceva distinzione fra volontari e deportati, solo che questi ultimi non venivano mai pagati.
Vi erano dei laboratori per la prova dei materiali, laboratori di controllo e di allarme, laboratori che contenevano i forni, le officine, due scambiatori di 8 metri d’altezza “
ciò che sorpassava ogni immaginazione era l’apparecchiatura di catalisi e di dissoluzione che regge in ogni sua parte una pressione enorme, con un numero considerevole di giunti che lasciano assai di rado sfuggire un leggero odore di ammoniaca” K. Bosch.

1941                      1.660 lavoratori civili          20.315 lavoratori tedeschi
1943                      8.666                                    18.786
1945                      7.535                                    17.634

Durante il bombardamento del 12 maggio su Oppau Ludwigshafen caddero 13.670 tonn. di bombe
Summary report The United States StrategicBombing Survey.

Le riserve di benzina nei magazzini tedeschi  andarono perse in 6 mesi e questo costrinse a tagliare i tempi di volo della Lufwaffe a solo 1 ora e mezza di missione operativa per ogni pilota per “mancanza di combustibile”.  Anche i panzer ebbero difficoltà a muoversi e ci fu un incremento di soldati tedeschi fatti prigionieri.
Anche il colosso chimico della I.G. Farben venne bombardato e dalla produzione di 75.000 tonn. di azoto sintetico del 1943, la produzione era scesa a 20 tonn. nel 1944.
Vi era anche grandissima scarsità di munizioni e così fu ordinato all’antiaerea tedesca di “sparare solo se era sicura di colpire l’aereo nemico”.

Il primo vero contatto tra scienziati tedeschi e la missione americana ALSOS avvenne a Strasburgo il 29 novembre 1944. Qui gli americani ebbero i documenti originali e gli studi scientifici per la costruzione della bomba atomica.
Il comandante operativo della missione era il colonnello Boris PASH, l’esperto scientifico il fisico nucleare prof. Samuel Gonddsmith, olandese.
I documenti, spesso scritti su foglietti volanti o su piccoli notes a righe, furono subito secretati e fatti vedere a pochi esperti, scienziati nucleari, che li studiarono e li interpretarono, e solo nel 1970 ritornarono, non più secretati, alla Germania. Dal 1998 fanno parte dell’archivio storico tedesco (sez. nucleare) ed è composto da 470 documenti.

Diario compagnia bombardieri ROYAL AIR FORCE

Gennaio 1945

Notte del 2/3 gennaio
Bombardamento preciso alla I. G. Farben, la più grande fabbrica chimica in Polonia
500 bombe ad alto esplosivo,10.000 bombe incendiarie
389 bombardieri 352 Halifax, 16 Mosquitos

Notte del 3 gennaio
Piccolo bombardamento alla fabbrica di benzolo a Dortmund
1 Lancaster

Notte tra il 13/14 gennaio
Bombardamento alla fabbrica di benzina di Stettino, preceduto da ricognizioni aeree, altre ricognizioni aeree dopo la missione, definirono BLOCCATA e la produzione FERMATA. Una carneficina all’interno dei reparti.

Notte 13/14 gennaio
Bombardamento portato alla fabbrica di benzina di Leuna, due attacchi, ciascuno di tre ore, sull’impianto che subì danni notevoli. Sappiamo che Speer scrisse a Hitler “quel bombardamento fu il peggiore portato alla fabbrica”.
573 Lancaster, 14 Mosquitos, 10 bombardieri persi.

Notte 15/16 gennaio
Colpita una fabbrica di benzina a Lipsia sintetica, con l’obiettivo centrato perfettamente, presso la Braunkohle-Leipzig, di cui è stato raso al suolo l’area nord, uffici e assistenza
328 Lancaster

Notte 15/16 gennaio
Colpita fabbrica benzina a Brux in Cecoslovacchia, con completo successo. La mancata produzione ridusse, in modo devastante, la fornitura dei panzer tedeschi.
231 Lancaster di cui 1 perso

Notte 22/23 gennaio
Colpito impianto di benzolo a Bruckhausen. L’attacco fu favorito dalla luna piena. Fu colpita così anche la fabbrica Thyssen, con un breve allungamento della rotta prevista. La fabbrica fu colpita da 500 bombe esplosive
286 Lancaster, di cui 2 persi e 16 Mosquitos

Notte 28/29 gennaio
Colpita la fabbrica di aerei Hirth, in due fasi, con intervallo di tre ore
226 Aircrafts, 258 Lancaster, 28 Mosquitos

Notte 31 gennaio
Attacco definitivo fabbrica benzolo a Dortmund, la produzione è stata fermata.

La vistosa perdita della produzione di azoto e la mancanza di metanolo fu un gravissimo problema per i tedeschi, in quanto anche le industrie della gomma sintetica erano state bombardate e la produzione non era sufficiente per l’uso. I tedeschi, alla fine del 1944, stavano costruendo due piccole fabbriche, una delle quali a Huels fu attaccata dall’Air Force, con l’8° gruppo, fu chiusa per un mese, poi ci vollero 7 mesi per ritornare a una produzione al 100%, ma ormai la guerra era finita . . . l’altra fabbrica a Schkopau fu persa perché dipendeva dalla produzione di idrogeno di Leuna, ed inoltre non aveva ancora difesa contraerea.

Testo originale uff. D’OLIER               Chairmann
                               H. Alexander       Vice
                               T. Wright              Director

Perchè  Sinigo

Sinigo

Ricerca di Maria Rosa Romegialli

L’Italia fascista, paese povero di benzina, fin dagli anni trenta aveva avviato un programma di produzione di benzina sintetica, sostenuto dal governo mussoliniano.
La Montecatini, la più grande impresa chimica italiana ebbe subito il monopolio del settore. Il primo impianto di sintesi dell’ammoniaca ad alta pressione su brevetti Casale-Fauser fu inaugurato a Merano nel 1926.
La soc. SIRI iniziò la produzione di metanolo con metodo Casale in un impianto artigianale a Terni, la soc. Metanolo e Derivati, portò avanti la produzione anche a Oschiri in Sardegna,  poi  fu dato avvio al progetto SINIGO.
Questo poteva considerarsi una realtà molto piccola da sembrare insignificante, ma negli anni trenta lo sviluppo industriale portò a una “bonifica integrale” come recitava uno slogan di allora, ma in effetti come scopo finale quello di affermare l’italianità dell’Alto Adige.
E così la Montecatini trovò in luogo la Etschhwerke (l’azienda elettrica municipale) a Marlengo e decise di costruire una fabbrica di prodotti chimici.
Il primo impianto di elettrolisi è alla centrale dove si generava  idrogeno che veniva  portato, forzatamente attraverso un tubo, a Sinigo, a Sinnich, passando sotto i binari della ferrovia. Successivamente ne sarà costruito uno nuovo vicino alla fabbrica di Sinigo.
“Si lavorava sodo, noi avanti e indietro come uno sciame di api, peggio che in caserma”
“C’erano le spie e non so quanta gente ha perso il pane”
“Il rapporto tra operai e superiori era militaresco, eravamo paramilitari ancora prima della guerra”
“Per entrare in fabbrica bisognava portare il distintivo del partito”
“Si diceva che in fabbrica venivano compiute sperimentazioni. Lavoravano a degli studi sull’acqua pesante”
“Ci davano una vecchia divisa militare di lana e gli zoccoli. Andavo a lavorare alle sei e mezza di mattina”
Già nel 1927 i prodotti di Sinigo erano spediti in tutto il mondo, la Germania comprava gli acidi nitrico e solforico che producevano gli esplosivi, ma anche gas asfissianti (iprite).

I chimici e l’industria chimica erano impegnati in quegli anni, a dotare il Paese di strutture produttive che permettessero di resistere all’impatto devastante della guerra, perché del tutto impreparato.

Un manifesto di allora diceva “ Poiché dalla grande disponibilità di prodotti azotati dipende l’esito delle guerre moderne, lo stabilimento di Sinigo è benemerito per la difesa della patria”

Avvenivano incidenti per piccole fughe di ammoniaca e allora tutti in paese giravano con il fazzoletto sulla bocca. Il dott. PAPPALARDO, medico aziendale, constatava le numerose malattie degli operai, cercava di aiutarli ma in quei reparti non si godeva mai di perfetta salute.

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Per proseguire la lettura : e-mail a mariarosaromegialli@virgilio.it